«È stato un incubo, non sapevo come uscire da quella macchina. Mi sentivo ed ero in trappola». A parlare è la studentessa di 26 anni che ha denunciato di essere stata vittima di stupro lo scorso 8 maggio a Roma, per cui è stato arrestato il 39enne Simone Borgese. Poche parole concede la giovane, ancora travolta psicologicamente da quanto subito. «Ero sotto shock, non sapevo cosa fare. Ho chiamato prima una mia amica e poi sono tornata a casa e ho raccontato tutto», ricostruisce la studentessa. Rivela di aver avuto poi la forza di denunciare. E qui ci tiene a investire le sue parole in un appello per tutte coloro che hanno subito abusi: «Non abbiate paura, denunciate. È importante affidarsi alle autorità. competenti». Su Borgese ora pende un’accusa di violenza sessuale aggravata.
La ricostruzione
Secondo quanto ricostruito dalla vittima, lo scorso 8 maggio la studentessa era in attesa dell’autobus in via della Magliana, a Roma, quando il 39enne a bordo di un’auto si è avvicinato chiedendole indicazioni per il Raccordo anulare. La ragazza ha consultato una sua app di navigazione sul telefono per mostrargli il percorso. L’uomo, sostenendo che il suo telefono fosse completamente scarico e con la scusa del traffico, le ha chiesto di salire in macchina per accompagnarlo a destinazione. Tuttavia, a un certo punto si è diretto in una strada isolata e qui è iniziato l’incubo della 26enne. Una nuova violenza, stando alla denuncia, perpetrata da Borgese che arriva esattamente nove anni dopo un altro stupro sempre messo in atto dall’uomo. Il 39enne, infatti, era già stato condannato nel 2015 per aver violentato e rapinato una tassista. Per questo crimine, ha scontato sette anni di carcere a Rieti, per poi essere rilasciato nel 2022. Nel 2016 arrivò un’altra condanna per aver molestato un’altra ragazza nel 2014. Pochi anni dopo la sua scarcerazione, ora è nuovamente accusato dello stesso reato.
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